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Depressione e dipendenza dal web

Depressione e dipendenza dal web

Uno studio condotto dall’Università di Milano e a dalla Swansea University (UK) ha valutato l’impatto immediato dell’esposizione a Internet sugli stati psicologici e sull’umore di un campione di persone dipendenti da Internet e di un campione di utenti di Internet non dipendenti, con un’età media di 24 anni.

Gli autori della ricerca spiegano che i 60 partecipanti hanno svolto una batteria di test per esplorare i livelli di dipendenza da Internet, l’umore, l’ansia, la depressione, la schizotipia e i tratti di autismo, quindi hanno utilizzato liberamente Internet per 15 minuti e successivamente sono stati ri-valutati per l’ansia e l’umore.

Una prima evidenza, secondo i ricercatori, sembra essere che le persone dipendenti dal web abbiano manifestato una marcata riduzione del tono dell’umore subito dopo aver smesso di utilizzare Internet rispetto ai partecipanti non dipendenti. L’impatto negativo immediato sull’umore delle persone dipendenti potrebbe quindi contribuire alla creazione di un circolo vizioso, portando all’aumento dell’uso di Internet da parte di questi individui che cercano, in questo modo, di far fronte alla flessione dell’umore, rafforzando così la spirale di dipendenza.

Si conferma inoltre un dato già emerso in altre ricerche e cioè che le persone con pregressi disturbi dell’umore e d’ansia possono essere a rischio di uso eccessivo di Internet, creando così un doppio legame tra questi elementi.

I disturbi dell’umore di questo tipo infatti hanno come caratteristiche prevalenti sentimenti di noia, insoddisfazione, perdita dell’entusiasmo e dell’iniziativa; non manca la capacità di lavorare o di funzionare all’interno della società, ma l’interesse, la spinta ad agire, il piacere di vivere e l’entusiasmo che danno l’input per rendersi attivi e propositivi. In questa situazione le persone tendono a ricavarsi contesti in cui non devono interagire con gli altri e non sono necessari uno sforzo o una conquista. La ricerca attiva del piacere o lo spostamento verso fonti di gratificazione esterne sono estremamente faticose o del tutto inibite, così in alcuni casi ci può essere aumento dell’appetito, con le caratteristiche di abbuffate o “sfogo” sul cibo, così come abuso di alcool, di sostanze di tipo sedativo o, come emerge dallo studio citato e da studi precedenti, .di internet, quasi cercando di automedicarsi .

Dott.ssa Elisa Morosi – Psicologa Psicoterapeuta di Centro Cognitivo Saronno www.centrocognitivo.it