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Il Tempo Terapeutico Come  Tempo Musicale

Il Tempo Terapeutico Come Tempo Musicale

musicoterapiaNella seduta musicoterapica il rapporto con la musica gioca un ruolo fondamentale, ma altrettanto importante è il rapporto con il terapeuta che il paziente deve intrattenere: il “tempo della seduta” è il nucleo costituivo della relazione in cui il terapeuta diviene soggetto coinvolto quanto il paziente.

È infatti nella relazione con l’altro da sé che posso esperire il fluire del tempo (Kant, Levinas, Minkovski): questa relazione è in un certo senso “al servizio” del cliente, come Bruscia afferma delineando i compiti e gli obiettivi primari del musicoterapista.

Ascoltare il paziente e interagire con lui attraverso il linguaggio sonoro-musicale significa adeguarsi nell’ascolto al tempo proprio della storia che il paziente esprime con la produzione sonora, con il linguaggio verbale, con la postura, con la gestualità. Un tempo determinato a priori può essere una griglia su cui strutturare il lavoro terapeutico rispetto agli obiettivi da raggiungere nella terapia, ma difficilmente può essere rispettato senza creare un profondo disagio nel paziente, poiché come lo stesso Ornestein afferma, il  tempo è una delle esperienze più difficili da trasmettere.

Leslie Bunt nel suo bel libro Musicoterapia, un’arte oltre le parole, dedica un paragrafo ai concetti di tempo e durata e facendo riferimento alle teorie di Ornestein afferma che ciò che la musicoterapia è in grado di attuare è proprio la percezione del tempo in modo qualitativo e non soltanto più quantitativo: anche per il soggetto normodotato, che non ha quindi particolari distorsioni della percezione temporale la musicoterapia risulta benefica perché con essa il soggetto percepisce scorrere del tempo come tempo circolare in cui l’evento musicale scandisce il susseguirsi di microeventi che creano fratture e si ricompongono in sintonia con lo stato emotivo del soggetto.

Quando  ci troviamo di fronte invece ad un soggetto patologico come può funzionare questo metodo di riferimento? Bunt sottolinea innanzitutto che ogni unità di tempo sviluppata è  un’invenzione arbitraria, perché sono moltissime le influenze di natura fisiologica sulla nostra percezione del tempo: ad esempio i bambini hanno una capacità di comprendere questa categoria dell’esperienza in modo differente rispetto agli adulti: “domani” può essere tra un anno o una settimana, così “ieri”.

Anche tra gli adulti vi sono   differenze dovute ad esempio dal numero di input e dalla velocità di questo immagazzinamento. A tal proposito Bunt cita un esperimento condotto da Orneistein in cui i soggetti percepivano di diverse in registrazioni che invece avevano la stessa durata ma eventi sonori più o meno frequenti.

Il concetto di tempo è secondo Bunt a tal punto importante che egli può asserire, fondandosi sugli studi da lui effettuati che “nonostante la complessità e la varietà delle teorie sulla durata in musicoterapia possiamo fare ipotesi sulle correlazioni fra funzionamento fisiologico e durate. Possiamo parlare di armonia o disarmonia con il tempo, ovvero l’essere in fase o in assenza di fase con il tempo. La sincronizzazione delle risposte è molto spesso il problema maggiore con clienti di tutte le età. Penso che tentare di capire il modello temporale, particolare e unico di ciascuno dei nostri clienti sia una delle responsabilità più grandi, quasi una sfida per il musicoterapeuta.”

Il modello temporale può corrispondere anche all’adattamento spazio-temporale del soggetto in relazione al setting musicoterapico, così come può comprendere la percezione del tempo da parte del soggetto affetto da qualsiasi patologia poiché, e qui cito ancora Bunt “pare che ci sia una forte connessione tra la percezione del tempo e la malattia e in generale la salute”.

Un altro autore che sostiene questa teoria è Fritjof Capra in The Turning Point, secondo cui la malattia nasce in assenza di integrazione  e ciò sembra essere specialmente rilevante verso approcci che cercano di capire gli organismi viventi secondo modelli ritmici. Da questo punto di vista la sincronia diviene un’importante misura della salute. I singoli organismi interagiscono e comunicano tra essi sincronizzando i loro ritmi, integrandosi così essi stessi nei ritmi più grandi del loro ambiente. Essere in salute significa essere in sincronia con se stessi –fisicamente e mentalmente-  e anche con il mondo circostante.

Quando una persona è fuori sincronia è  probabile che si ammali. Molte tradizioni esoteriche associano la salute alla sincronia dei ritmi e la guarigione con una certa risonanza tra guaritore e paziente.

 

Dott.ssa Marica Costigliolo, Musicoterapeuta

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