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La Fase di Valutazione nel disturbo ossessivo – compulsivo (DOC)

La Fase di Valutazione nel disturbo ossessivo – compulsivo (DOC)

Il Disturbo Ossessivo – Compulsivo da diversi anni suscita un particolare interesse tra gli psicoterapeuti per alcune sue caratteristiche epidemiologiche e strutturali: si stima che al momento attuale in Italia ne soffrano circa 400 000 persone, con un esordio che ha dei picchi attorno ai 15 e ai 25 anni, in persone quindi molto giovani. Se non trattato psicologicamente e farmacologicamente può creare molta sofferenza ai pazienti e ai loro famigliari e diventare invalidante in diversi ambiti della vita (lavorativo, relazionale,…).

Da qui l’esigenza degli addetti ai lavori di comprenderne i meccanismi psicologici che stanno alla base del disturbo, per migliorare le tecniche di trattamento a disposizione ed esplorare nuove strade: alcuni ricercatori dell’Università di Firenze e Padova si sono quindi occupati di stendere e validare la forma italiana dell’Obsessive Beliefs Questionnaire (OBQ), un test non utilizzato per fare diagnosi bensì per identificare i costrutti cognitivi (belief) che possono diventare oggetto di un efficace terapia cognitiva.

I risultati ottenuti dopo la somministrazione del test a un campione di controllo e a uno di soggetti con DOC sembrano indicare che, rispetto ad altri disturbi d’ansia, nel DOC ci sia una centralità del belief di responsabilità sia per danno che per omissione, indicando una costante tendenza di questi soggetti a giudicare come equivalenti il causare un danno (quindi un’azione) e il fallire nel prevenirlo (una non-azione); in quest’ultimo caso inoltre pare che nei soggetti con DOC non ci sia differenza tra intenzionalità e non-intenzionalità di non prevenire il danno.

Alla luce di questo e di altri studi appare plausibile interpretare questi due costrutti come centrali nell’eziologia e nel mantenimento del DOC, considerandoli quasi come categoria sovraordinata rispetto alla sintomatologia prevalente attraverso cui si manifesta poi il disturbo; date le caratteristiche sembrerebbe opportuno trattare questo disturbo con una terapia di tipo cognitivo mirata a intervenire direttamente su certi costrutti, visti anche i buoni risultati evidenziati relativamente all’applicabilità,  alla stabilità dei risultati e al numero di guarigioni complete.

 

Dott.ssa Elisa Morosi, Psicologa di Centro Cognitivo Saronno

www.centrocognitivo.it